10/01/2002 -
Anonymous User
I rapporti tra lo Stato e la Chiesa riguardo l'insegnamento della religione nelle scuole. La divisione dell'opinione pubblica e di alcuni insegnati sulla necessità di introdurre la lezione di religione nelle scuole elementari.
Quando nel 1990 chiesero ad una ragazzina di sei anni che cosa significasse la nuova bandiera croata, lei rispose: "La bandiera... significa che avremo l'insegnamento della religione a scuola".
L'insegnamento della religione (in pratica: dottrina cattolica) è già stato introdotto nell'autunno del 2001 come materia facoltativa nelle scuole d'obbligo e nelle scuole superiori. Nonostante il carattere facoltativo dell'insegnamento religioso, più del 90% degli studenti - ovvero dei genitori - ha deciso di frequentare la materia. I non credenti, o gli appartenenti alle comunità religiose non cattoliche, durante i primi anni di "euforia religiosa" sono stati sottoposti a differenti tipi di pressione o discriminazione. La sensazione è che fosse in corso un processo di omogeneizzazione spirituale, quindi non soltanto politica, della nazione. Ma questa cosiddetta euforia ha raggiunto il suo culmine, e già dalla metà degli anni novanta è andato diminuendo il numero degli studenti disposti a frequentare la lezione di religione. Non esistono dati precisi a disposizione, ma secondo alcune analisi generali del fenomeno, pare che il numero degli studenti che attualmente frequentano tale materia rappresenti non più del 50% del totale degli iscritti. Questo dato risulta evidente soprattutto nelle scuole medie superiori, dove la materia "religione" è una delle due possibilità poste come obbligatorie, assieme alla materia denominata "etica" che alcuni cinici hanno definito "dottrina religiosa per atei".
Nel frattempo la Chiesa ha prodotto un numero enorme di insegnanti specializzati nell'insegnamento della religione. Più dell'80% degli studenti universitari di teologia iscritti presso le università di Zagabria, Fiume, Spalato, Zara e Djakovo, che si trovano sotto il controllo ecclesiastico, sono laici e la maggioranza netta è rappresentata da donne. Essi seguono un corso di preparazione proprio per l'insegnamento della religione o della dottrina cattolica. La produzione di neolaureati in teologia è tale da poter prospettare una nuova categoria di laureati disoccupati: gli insegnanti di religione.
Dopo la svolta dal 3 gennaio 2000 non si sono registrati cambiamenti di rilievo, né nell'interesse mostrato verso la materia da parte della gioventù e dei loro genitori, né sul piano della politica governativa che continua a mantenere inalterata la portata del proprio sostegno alla Chiesa. E' tuttora in vigore il Concordato firmato tra il Governo di Tudjman e la Santa Sede nel 1993, che molti hanno definito come uno dei più restrittivi dell'autonomia delle autorità laiche di governo nella gestione delle questioni religiose, trasformando la Croazia nel paese europeo dove la Chiesa cattolica gode di maggiori privilegi.
Nel nostro contesto è importante un fatto: il Concordato esclude ogni possibilità d'influenza dello Stato, delle comunità locali o delle autorità scolastiche sull'impostazione dell'insegnamento della religione nelle scuole pubbliche, quindi sui programmi, sulle metodologie pedagogiche utilizzate, sulla nomina del corpo docenti, ecc. Allo Stato rimangono da espletare soltanto degli obblighi, tra i quali quello di assicurare tempo e spazio per la materia e il pagamento degli stipendi ai docenti nominati dal vescovo locale. Commentando la posizione dello Stato in relazione all'argomento, il preside del Liceo classico privato di Zagabria e deputato parlamentare Zlatko Seselj (del Partito Social Democratico - SDP), insiste sul carattere non costituzionale dei dettami approvati con il Concordato. "Sulla base di questo concordato, lo Stato non possiede alcun tipo di ingerenza sulla questione dell'insegnamento religioso nelle scuole" ha dichiarato Seselj. E ha aggiunto: "E' quindi necessario approvare una revisione di tale accordo con la Santa Sede e rientrare in un quadro costituzionale, perché la Costituzione croata definisce il paese - quindi lo Stato e la società - come un paese laico. Soltanto così è possibile cambiare l'attuale situazione, dove la Santa Sede è in una posizione di maggior potere rispetto al Parlamento".
Il Concordato prevede l'insegnamento religioso anche nelle scuole materne. Proprio con l'inizio dell'anno scolastico in corso è stato avviato l'insegnamento della materia in circa 40 scuole materne. Per fare degli esempi che caratterizzino la situazione, prendiamo il caso di due di queste scuole in zone diverse della Croazia. Presso la scuola materna "Vrbik" di Zagabria vi sono 680 bambini iscritti, dei quali 350 di età tra i quattro e i sei anni che frequentano l'ora di religione cattolica. Tra di loro vi sono anche alcuni bambini appartenenti a famiglie non cattoliche oppure atee, i cui genitori hanno concesso che venga impartita l'educazione cattolica. Invece, nella scuola materna di Beli Manastir - nel nord della Croazia, al confine con l'Ungheria - si sono costituiti due gruppi di bambini: il primo gruppo frequenta le lezioni di dottrina cattolica, il secondo quelle di dottrina ortodossa. In futuro si dovrà inoltre porre in atto l'obbligo, dettato dal Concordato, secondo cui lo Stato ha il dovere di assicurare l'educazione religiosa nelle scuole materne pubbliche per tutti i bambini i cui genitori esprimono questo desiderio. Il primo passo fatto dal Ministero per l'educazione pubblica in questo senso, è stato l'organizzazione di corsi di formazione per maestri delle scuole materne all'insegnamento della dottrina cristiana. I corsi si stanno svolgendo dall'autunno del 2001, presso istituti preposti collegati alle cinque facoltà di teologia del paese.
L'introduzione dell'insegnamento religioso nelle scuole materne ha diviso l'opinione pubblica croata, provocando polemiche di un certo rilievo. Alcuni non hanno posto alcuna obiezione rispetto a questo insegnamento, soprattutto nelle località a totale presenza cattolica, mentre altri ne hanno sollevate diverse. La proprietaria della scuola materna "Disneyland" di Spalato, Ivanka Vukorepa, per esempio non sa ancora dire se la sua scuola introdurrà la materia nel programma. "Dobbiamo essere molto prudenti in ciò" ha dichiarato la Vukorepa. "La nostra scuola rispetta le usanze religiose popolari, la festa di San Nicola, ecc... ma l'educazione religiosa è un argomento totalmente diverso. I nostri bambini provengono da famiglie diverse, abbiamo dei testimoni di Geova ma anche genitori che non vanno mai in chiesa". La preside della scuola materna Radost di Parenzo, Divna Radola, è cosciente che assicurare l'educazione religiosa ai bambini i cui genitori ne fanno richiesta è importante, ma personalmente non pensa che la scuola materna sia un luogo adatto per l'introduzione di una materia come questa, "perché tramite essa si possono creare divisioni tra i bambini e portare quindi a sicuri effetti negativi".
Una critica molto severa arriva dalla presidente dell'Unione delle scuole private della Croazia, Jasenka Breitenfeld. Secondo la Breitenfeld l'introduzione della dottrina cristiana nelle scuole materne "cancella la famiglia quale base dell'educazione morale e religiosa, ma anche il lavoro decennale che la Chiesa ha saputo fare nel periodo della disgregazione tra Stato e Chiesa, attraverso la realizzazione di differenti attività. La dottrina cristiana nelle scuole pubbliche, quindi dalla scuola materna fino alla scuole media superiore, genera disuguaglianza e discriminazione tra i giovani, producendo così situazioni di privilegio di alcuni rispetto ad altri".
Anche il sindaco di Varazdin e Vicepresidente della Commissione parlamentare per l'educazione, la famiglia e la gioventù - Ivan Cehok (del Partito Social Liberale Croato - HSLS) - ritiene che l'educazione religiosa spetta alla Chiesa e non alle scuole pubbliche. Secondo Cehok, i genitori che desiderano venga impartita ai propri figli un'educazione del genere, possono iscrivere i propri figli nelle scuole materne cattoliche invece di insistere sull'introduzione di tale dottrina nelle scuole materne comunali. Zlatko Seselj, membro della stessa commissione, aggiunge che l'introduzione della dottrina cristiana nelle scuole materne porta con sé molti rischi, perché crea divisione tra i bambini. E tutto questo è contrario alla Costituzione.
La Chiesa risponde attraverso l'Ufficio di catechesi presso la Conferenza Episcopale, definendo le critiche tendenziose e infondate. Secondo le dichiarazioni rilasciate dai rappresentanti dell'Ufficio, i critici hanno solo l'obiettivo di impedire l'introduzione dell'insegnamento religioso nelle scuole materne ed eliminarlo dalle scuole dell'obbligo e superiori, compromettendone l'importanza agli occhi dei giovani, dei genitori, degli insegnanti e del pubblico generale. Senza inoltre tener conto del fatto che tale materia è orientata verso l'educazione della gioventù ad una vita piena, orientata alla tolleranza e alla convivenza delle diverse comunità. Va detto inoltre che questa posizione è stata appoggiata anche da alcuni rappresentati di altre comunità religiose.
La discussione prosegue, le polemiche non sono di certo finite, ma sembra che la Chiesa stia acquisendo l' appoggio dello Stato grazie ai compromessi politici con la coalizione attualmente al potere, per cercare di non perdere la posizione di controllo raggiunto sul sistema dell'educazione pubblica. Dunque, non si direbbe ci siano ragioni per aspettarsi una qualsiasi svolta decisiva in alcun senso.
Vedi anche:
La questione scolastica in Croazia
Religione e società in Croazia
Croazia: incontro tra governo e vescovi
Croazia: i vescovi criticano la politica sociale del governo